Opinioni - Gennaio/Dicembre 2015
Il dialogo necessario per un nuovo modello culturale
LUIGI SBARRA Commissario Nazionale FAI-Cisl
Un nuovo inizio, nel segno di una elaborazione li- bera, aperta, scevra da pregiudizi e tare ideologiche. Riparte da questo mese la pubblicazione del trime- strale della Fai «Opinioni», storico tassello del com- plesso e articolato mosaico culturale della nostra Federazione.
Che ruolo vogliamo svolgere nella delicata tran- sizione che attraversa il Paese? Quale terreno vo- gliamo calcare, e prima ancora costruire, per trasfor- mare i principi della solidarietà e della partecipazio- ne in concrete linee programmatiche? È possibile in- dividuare uno spazio comune di lavoro, un orizzonte riformatore condiviso da tutti gli attori che hanno responsabilità pubbliche?
«Opinioni» torna anche e soprattutto per tenta- re di rispondere a queste domande. Cercherà di far- lo disegnando itinerari diversi all’interno di un grande disegno comune. Darà spazio a un confron- to aperto che coinvolgerà persone impegnate nella società organizzata, nelle istituzioni, in ruoli di re- sponsabilità pubblica. Un dialogo aperto, che rico- nosca e valorizzi le risorse implicite in ogni diversità.
Alla base del nostro progetto, la convinzione che la crisi ci abbia messo di fronte al fallimento di un in- tero modello di sviluppo. Il paradigma basato sul principio hobbesiano dello homo homini lupus, alla base dell’antagonismo secco tra forze sociali, eco- nomiche e politiche, mostra oggi tutti i suoi limiti.
Viviamo l’assoluto bisogno di superare la conflit- tualità, di aprire una stagione di pace e di coopera- zione sia all’interno della società, sia sul piano politico-istituzionale. Dare risposte all’altezza, signi- fica provare a raddrizzare le storture che hanno por- tato agli attuali, spaventosi squilibri sociali.
Ma c’è dell’altro. Solo se sapremo cooperare in- sieme al di là degli steccati riusciremo – come per- sone impegnate nella società, nella politica, nelle istituzioni – a spargere quel “lievito” indispensabile per riscattare valori e spiritualità in una società sem- pre più materialista, arida, secolarizzata.
Tante le difficoltà che hanno allontanato questo obiettivo negli ultimi decenni. Su tutte, un modello culturale dominante che dequalifica l’uguaglianza ed esalta le conseguenze dell’individualismo e dell’uso della forza del più forte sul più debole. Impostazione culturale che identifica il posizionamento sociale e l’integrazione nella comunità con il successo finanziario.
Questo paradigma individualista va rivoluzionato. E al centro di questa rivoluzione deve tornare la per- sona, primo ed essenziale elemento di una comuni- tà coesa e solidale.
«Un pastore che si isola nel suo recinto non è un vero pastore, è un parrucchiere di pecore», diceva padre Jorge Bergoglio nel 2010. Un messaggio sem- plice e potente, con cui il futuro Papa Francesco in- vitava tutta la comunità cristiana «ad uscire dai propri steccati, per andare verso le periferie sociali, geografiche ed esistenziali».
Questo monito si incarna oggi nella testimo- nianza di un Pontefice che fa del dialogo intercultu- rale e della lotta alla povertà i cardini fondamentali del proprio magistero. Un esempio formidabile per tutti, che indica al mondo intero l’esigenza di per- seguire il bene comune attraverso l’abbattimento degli steccati ideologici. Puntando, concretamente, al superamento dei divari sociali al ripensamento di un modello di sviluppo più solidale e attento alle ra- gioni dei più deboli.
È con il massimo dell’umiltà che noi oggi voglia- mo avvicinarci a questo spirito.
Buona lettura.